Tre i passi prioritari da compiere per rilanciare l’Italia: definire un piano triennale per il passaggio al cloud computing della pubblica amministrazione, sviluppare le competenze digitali degli italiani, incentivare l’uso del cloud da parte delle piccole e medie imprese. Anche perché oggi appena un’azienda su quattro in Italia (22,5%) utilizza in qualche modo la nuvola informatica, e in genere si tratta delle realtà più grandi.
A lanciare la proposta, fotografando lo status quo, sono ‘The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia, estensori di una ricerca intitolata “L’Impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia”. Dallo studio emerge che la percentuale di organizzazioni che utilizzano in modo avanzato la ‘nuvola’ è ancora ridotta: soltanto un’impresa su tre (31,9%) la considera una risorsa strategica, mentre la metà (49,4%) utilizza servizi accessori che rispondono a necessità contingenti ma che non sono inseriti in un approccio strategico. C’è poi un 18,7% di aziende che non fa per nulla ricorso al cloud.
Eppure, chi lo ha provato riesce a rispondere meglio ai cambiamenti in atto. La nuvola ha per esempio permesso a tante realtà di adottare lo smart working, diventato indispensabile ai tempi di Covid 19. E ha consentito di contenere i costi e di aumentare la sicurezza informatica.
GLI OSTACOLI
Ciò che ostacola il passaggio al cloud (soprattutto quello delle realtà più piccole) sono invece i costi, ancora elevati, della migrazione e gestione dei dati. C’è poi chi teme di affidare la gestione dei dati all’esterno (25,1%). E, infine, chi non ha personale competente in grado di muoversi in questo contesto. Il 60% delle aziende (tra quelle che hanno implementato il cloud) considerava le proprie risorse non preparate e per questa ragione il 44,4% ha investito in specifici corsi per il personale IT e il 23,8% ha esteso le attività di training a tutte le figure professionali dell’azienda.
I RISPARMI
Lo studio di Ambrosetti e Microsoft quantifica anche i risparmi possibili con la nuvola e i benefici per il sistema Paese. La modernizzazione dei Data Center della pubblica amministrazione ha già reso possibile un risparmio fino a 1,2 miliardi di euro all’anno. Se le piccole e medie imprese italiane raggiungessero il livello di adozione del Cloud Computing del Regno Unito genererebbero una crescita del Pil di 20 miliardi di euro da qui al 2025. “Per far crescere l’Italia serve l’impegno di tutti, che vede nella collaborazione pubblico-privato una leva fondamentale per far cogliere all’Italia l’opportunità del digitale e perseguire la crescita equa e sostenibile che ci meritiamo” spiega Silvia Candiani, Amministratore Delegato Microsoft Italia. Mentre per Valerio De Molli, ceo di The European House – Ambrosetti, si dovrebbero usare le risorse messe a disposizione dall’Europa con il Recovery Fund: “Tra le più importanti frecce a disposizione del Sistema-Italia, vi è il cloud computing. Questa tecnologia, se adottata a livello sistemico, inciderebbe su ciò che ha frenato la crescita del Paese nei decenni passati. Innanzitutto, il basso livello di produttività associato, per via diretta e indiretta, ad una Pubblica Amministrazione poco efficiente ed inefficace nel sostenere cittadini e sistema produttivo.” Corrado Passera, fondatore di illimity, che ha contribuito all’elaborazione dello studio in qualità di advisor scientifico, ne è convinto: “L’innovazione e le nuove tecnologie sono le leve fondamentali per ottenere tale cambio di trend. Dobbiamo però agire con forza per aumentare drasticamente la produttività del settore pubblico e delle imprese di minori dimensioni”.