La digitalizzazione ha moltiplicato le possibilità di supercalcolo e nel contempo le opportunità di comunicazione. Il segno di questa epoca diviene allora l’iperconnessione. Ognuno di noi è costantemente connesso attraverso una rete invisibile, ma pervasiva, che genera una quantità di dati personali che costituiscono la vera materia prima di una nuova industria capace di individuare e rispondere alla domanda di ciascuno disponendone di tutti i profili, fino alla sua identità genetica. La fabbrica 4.0, e via via fino a x.0, è innanzitutto una fabbrica interconnessa, capace di continuo adattamento alle richieste di personalizzazione del prodotto. Ed è proprio questa capacità di gestire, senza soluzione di continuità e mantenendo grandi volumi, flussi di beni differenziati rispondenti a bisogni individuali, che caratterizza l’attuale fase produttiva. Questo è possibile se si è in grado di retroagire immediatamente gli stimoli della domanda e di aggiustare
in continuazione i processi produttivi. D’altra parte, Industria 4.0 significa una concorrenza non più basata sui prezzi, e neppure sull’offerta definita di una differenziazione dei beni, ma su una capacità e attitudine a stimolare bisogni latenti, che chiamerei need competition, e trasformarli in beni e servizi accessibili al
mercato.