La Lombardia risulta la regione con il maggior tasso di digitalizzazione delle imprese. Dopo l’automazione della produzione l’ultima frontiera è l’applicazione dell’IA ai processi della fabbrica.
Non è un problema di costi, ma di cultura. E di competenze. Perché la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale, quella digitale per intenderci, fa perno su tecnologie avanzate e interconnesse, in grado di raccogliere, trasmettere e analizzare dati in tempo reale, ma al centro rimane sempre e comunque l’uomo, come ricorda Marco Taisch, presidente di Made, il Competence Center lombardo per Industria 4.0.
«Il valore di un’azienda si fonda sempre sul valore delle persone che ci lavorano», concorda Raffaella Donghi, cfo di Sangalli, azienda di Bergamo specializzata in progettazione e realizzazione di lavori stradali e opere urbanistiche, 38 milioni di euro di fatturato nel 2021 e circa 110 dipendenti, tra i fondatori della rete di imprese bergamasche per l’innovazione Edinnova. «Posso avere le macchine più avanzate disponibili sul mercato, ma servono a poco se non ci sono persone in grado di usarle al massimo delle loro potenzialità o di integrarle in una visione innovativa di fare impresa», aggiunge Donghi.
La transizione digitale delle aziende parte da una trasformazione prima di tutto culturale e delle competenze, tanto dei manager quanto delle maestranze. Le imprese lombarde, secondo un recente studio di Bankitalia, sono all’avanguardia in Italia per quanto riguarda il processo di digitalizzazione, che la pandemia ha accelerato e che ora può contare anche sulle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. «È un’opportunità che le aziende non possono lasciarsi sfuggire, per migliorare efficienza e competitività», dice Michele Falzetta, direttore generale di Latteria Soresina, cooperativa lattiero-casearia di Cremona che associa 184 allevatori, per un totale di 414 milioni di euro di fatturato nel 2021 e oltre 800 tra dipendenti e collaboratori. Nel 2019 la cooperativa ha avviato il nuovo piano strategico al 2025, che prevede anche la transizione digitale. Ogni anno investe circa 11-12 milioni su asset aziendali, di cui il 40-50% nell’area trasformazione digitale e Industria 4.0. Il primo progetto avviato ha segnato il passaggio da una pianificazione della produzione basata sull’arrivo degli ordini a una programmazione fondata sulla predizione della domanda grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. «Il processo si sta concludendo in questi mesi, dopo due anni di implementazione – spiega il manager – e si integra con le azioni legate a Industria 4.0. L’obiettivo è avere un’azienda totalmente interconnessa e digitalizzata». in collaborazione con Made, Latteria Soresina ha concluso tre progetti, due sono in corso e uno sta per partire.